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Oggi, sempre più spesso e con estrema facilità, si pronuncia la parola “depressione” senza rispettarne il senso e l’incidenza patologica. La depressione è una malattia a tutti gli effetti e chi ne soffre, sta veramente molto male! Giocare con questa parola, pronunciarla giusto per dare un significato più incisivo alla noia, alle insoddisfazioni personali (anche quelle più stupide e insignificanti), giustificare un momentaneo stato di non interesse verso qualcosa o qualcuno, offende profondamente chi ne soffre davvero. Chi vive un reale e profondo stato depressivo, molto spesso accosta la sua vita alla perdita totale dei valori, dei sentimenti, dell’autostima, dell’amor proprio, avvicinandola sempre di più al suicidio e alla morte.
Etichettare con il termine “depressione” gli effetti di alcune situazioni che non riusciamo a gestire o che in qualche modo non seguono il percorso che avevamo pensato, è abbastanza avvilente. Portare a casa un insuccesso di qualsiasi genere, crea nell’essere umano un leggero stato di “sana” insoddisfazione, talvolta capace di condizionare l’umore, altre volte no, ma questo è ben lontano dall’essere depresso. Oggi si pensa di essere depressi per qualsiasi cosa, non vincere al superenalotto, non poter fare una vacanza bella e duratura, non poter cambiare la macchina, non poter fare qualcosa di puramente materiale che ci permea l’anima di una felicità effimera e a tempo determinato. Quotidianamente ci si può scontrare (talvolta anche duramente) con momenti di sconforto, di mancanza di entusiasmo, di noia eccessiva, di disinteresse per un qualcosa etc., ma sono tutti stati d’animo passeggeri che abbandonano il nostro corpo e, la nostra mente non appena ci si ritrova improvvisamente invasi e permeati da qualcosa che ci elettrizza e ci rinvigorisce nuovamente. Questa si chiama depressione? Spero di no, mi auguro che ancora qualcuno abbia quel po’ di sale in zucca che riesca a scindere le due cose. Essere caratterialmente passivi nei confronti della vita, non equivale a essere depressi. Non avere uno stimolo, un pensiero, un progetto, la voglia di ricostruire dai propri errori, non vuol dire essere depressi, bensì vivere la vita da spettatori e non da protagonisti, stare sempre in seconda posizione senza mai ambire al primo posto sul podio. Quello è carattere, è abitudine, è apatia cronica. Chi soffre di depressione, chi cerca di combatterla quotidianamente, vive un disagio molto grosso con se stesso e con il mondo che lo circonda, non riesce a provare gioia e felicità nemmeno davanti alla realizzazione del suo più grande desiderio. Non riesce a vedere se stesso in nessuna prospettiva, non riesce a tracciare un percorso di autostima e costruttività per rimettersi in piedi a testa alta e ricominciare nuovamente il suo cammino.
Non fate i depressi quando non lo siete. Non fingetevi depressi quando non avete voglia di fare qualcosa. Non fingetevi depressi quando non avete ben chiaro cosa sia la depressione. Ricordatevi che è una malattia vera e propria e non un’alternativa alla noia, nella quale avete deciso volontariamente di far scivolare la vostra vita. Di depressione si muore: #sapevatelo.